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Il regno di Dio è già qui, tra le cose più familiari

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Di Bradley Dennien|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 11/11/21

Il regno di Dio o permea tutta la nostra normalità fino al punto da essere riscattato da una logica di emozioni, oppure esso rimane solo qualcosa di giustapposto alla vita.

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». (Lc 17,20-25)

Il regno di Dio è tra le cose più familiari

Le cose a noi familiari non attirano il nostro sguardo, sappiamo che ci sono, che sono lì, come il fondale affidabile su cui innestare la nostra vita. Sembra quasi che siano invisibili, ma in realtà sono essenziali e ci si accorge di questo soprattutto quando vengono a mancare. Sapere che il regno di Dio non attira gli sguardi significa ricollocarlo nell’orizzonte della familiarità.

«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!».

Mostrare con la vita

Il regno di Dio o permea tutta la nostra normalità fino al punto da essere riscattato da una logica di emozioni, oppure esso rimane solo qualcosa di giustapposto alla vita. In questo senso non può essere indicato ma solo mostrato con la vita, esattamente come un uomo non può credere che l’amore per la propria donna è racchiudibile in un regalo, in un gioiello seppur di valore.

Se questo amore non lo esprime con la propria vita a nulla serviranno le dimostrazioni esteriori. «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno».

Realisti e audaci come i santi

Nessuno, allora, può allora arrogarsi il diritto di racchiudere il regno di Dio in qualcosa, perché esso coincide con la vita stessa. Le cose possono solo essere segno della vita, ma non sono la vita stessa. La tentazione tutta contemporanea di reagire al relativismo con ideologie rassicuranti, precise, granitiche, copre solo la costante tentazione di trovarsi davanti a chi pensa di possedere il regno ma ne possiede solo un’ombra frutto di bisogno di sicurezza.

I santi, in fondo, erano certi solo di essere profondamente amati, e molto spesso hanno dovuto attraversare strade che nessuno aveva mai battuto prima. Non erano relativisti, erano realisti. I relativisti non conoscono un amore così, i santi si.

https://www.facebook.com/Epicoco/posts/435422077943875

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