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Chi sono i 7 vescovi martiri del comunismo beatificati dal Papa in Romania?

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Daniel MIHAILESCU / AFP

Aleteia - pubblicato il 04/06/19

Sono stati assassinati in odio alla fede cristiana sotto una dittatura che ha cercato di disperdere il gregge ecclesiale uccidendo i suoi pastori

Durante la sua visita pastorale in Romania, Papa Francesco ha beatificato domenica 2 giugno sette vescovi martiri della dittatura comunista che ha controllato il Paese tra il 1950 e il 1970.

Tutti i vescovi appartenevano alla Chiesa greco-cattolica della Romania, che è in piena comunione con Roma, e sono stati assassinati per odio alla fede cristiana in vari luoghi del Paese.

La dittatura comunista in Romania

Come in altri Paesi dell’Est europeo, la Romania è stata occupata dalle truppe sovietiche durante la II Guerra Mondiale, passando da una dittatura fascista alleata del nazismo tedesco a una dittatura comunista controllata dall’Unione Sovietica. Il regime comunista del Paese è caduto nel 1989,
quando è stato abbattuto il dittatore Ceaușescu.

I 7 vescovi martiri

La data-chiave che ha scatenato il lungo martirio dei sette vescovi è il 28 ottobre 1948. Quel giorno vennero eseguiti gli ordini di arresto orchestrati dalla dittatura comunista per cercare di sferrare un colpo mortale alla Chiesa mediante la soppressione simultanea delle autorità ecclesiastiche nel Paese.

Chi erano i 7 vescovi?

Monsignor Valeriu Traian Frenţiu

Vescovo di Oradea e in seguito Amministratore Apostolico dell’arcidiocesi di Alba Iulia e Fagaras. Il 28 ottobre 1948 fu arrestato dal regime comunista, venendo inviato prima al campo di concentramento di Dragoslavele e poi al monastero di Caldarusani, trasformato in presidio, e dal 1950 al centro penitenziario di Sighetul Marmatiei, dove non riuscì a resistere oltre alle condizioni precarie. Morì l’11 giugno 1952, e il suo corpo venne sepolto senza alcun funerale in una fossa comune.

Monsignor Vasile Aftenie

Vescovo di Ulpiana. Venne arrestato dal regime il 28 ottobre 1948 e fu portato prima a Dragoslavele e poi nel campo di concentramento allestito nell’antico monastero di Caldarusani, dove venne torturato e mutilato. Trasferito alla prigione di Vacaresti, vi morì il 10 maggio 1950.

Monsignor Ioan Suciu

Vescovo ausiliare di Oradea Mare e poi Amministratore Apostolico dell’arcidiocesi di Alba Iulia e Fagaras insieme a monsignor Valeriu Traian Frenţiu. Arrestato il 28 ottobre 1948, seguì lo stesso iter degli altri due vescovi: prima Dragoslavele, poi il monastero di Caldarusani. Trasferito nel 1950 nella prigione di Sighetul Marmatiei, fu torturato e abbandonato alla malattia. Morì il 27 giugno 1953 e venne sepolto in una fossa comune.

Monsignor Tit Liviu Chinezu

Arrestato e portato al monastero di Neamt il 28 ottobre 1948 con altri sacerdoti e vescovi, fu trasferito alla prigione di Caldarusani, dove il 3 settembre 1949 ricevette l’ordinazione episcopale da altri vescovi arrestati. Quando seppero dell’ordinazione, le autorità trasferirono il nuovo vescovo nel centro penitenziario di Sighetul Marmatiei, dove a seguito di lavori forzati, fame e freddo si ammalò gravemente. Morì il 15 gennaio 1955, e come tanti altri fu sepolto in una fossa comune.

Monsignor Ioan Balan

Consacrato vescovo di Lugoj nel 1936 e poi nominato metropolita, fu arrestato il 28 ottobre e portato a Dragoslavele e poi al monastero di Caldarusani. Nel maggio 1950 fu trasferito al centro penitenziario di Sighetul Marmatiei, e nel 1956 al monastero di Ciorogarla, dove si ammalò gravemente. Morì il 4 agosto 1959.

Monsignor Alexandru Rusu

Vescovo di Maramure e metropolita, fu deportato a Dragoslavele il 28 ottobre 1948 e poi trasferito al monastero di Caldarusani e al centro penitenziario di Sighetul Marmatiei e ad altre prigioni. Molto ammalato, morì il 9 maggio 1963.

Monsignor Iuliu Hossu

Vescovo dell’eparchia greco-cattolica di Gerla, in Transilvania, fu arrestato dal Governo comunista il 28 ottobre 1948, e come gli altri vescovi venne portato a Dragoslavele, Caldarusani e Sighetul Marmatiei. Portato anche in altri centri di detenzione, finì per essere riportato a Caldarusani, dove rimas fino alla morte, il 28 maggio 1970.

Con informazioni di ACI Digital

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