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Padova, don Contin verso la dimissione dallo stato clericale

Vatican Insider - pubblicato il 02/02/17

Quelli di don Andrea Contin sono stati «comportamenti inaccettabili», «abbiamo aperto la procedura per la sospensione a divinis in attesa di approfondire i termini che possano portare alla dimissione dallo stato clericale». Il vescovo di Padova Claudio Cipolla, alle prese con la storia tremenda delle orge in canonica e della doppia vita di uno dei suoi preti, accusato dalla magistratura di aver costretto a prostituirsi una sua parrocchiana, incontra i giornalisti e fa il punto sulla situazione. Annunciando l’istituzione di una «commissione indipendente per l’ascolto e la raccolta di osservazioni, denunce contro comportamenti di preti, religiosi, diaconi, operatori pastorali in genere». Monsignor Cipolla ha anche rivelato di aver ricevuto sabato 28 gennaio una telefonata di Papa Francesco, che lo ha «incoraggiato a essere forte in questo momento doloroso».  

«Di fronte a questa situazione non provo rancori, ma dispiacere e dolore – ha detto il vescovo nella sua pubblica dichiarazione all’inizio della conferenza stampa – Starei volentieri in silenzio come un padre di fronte a un figlio che è caduto in qualche disgrazia. Ma siccome stiamo lavorando per fare verità e anche giustizia, per questo vorrei condividere alcuni pensieri e alcune decisioni, chiedendo scusa ma al tempo stesso cantando le lodi della nostra chiesa, del tanto bene compiuto silenziosamente, e sono orgoglioso di esserne il vescovo».  

Per quanto riguarda don Contin «anche se penalmente non ci fosse rilevanza – ha spiegato – canonicamente, cioè secondo le regole che come chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari perché non possiamo accettare fraintendimenti». E ha aggiunto: «Le conclusioni alle quali sono arrivato mi fanno soffrire, ma so che sono necessarie. Non sono provocate dal clamore mediatico, ma da verifiche dirette». Cipolla si è ovviamente espresso sul piano ecclesiale, ferma restando la competenza è della magistratura sulle ipotesi di reato.  

«Purtroppo – ha spiegato il vescovo riferendosi a don Contin – abbiamo maturato la certezza di sue gravi responsabilità morali. Si tratta di comportamenti inaccettabili per un prete, per un cristiano e anche per un uomo. Prendiamo assoluta distanza da qualsiasi condivisione o giustificazione di quanto è stato vissuto: sono intollerabili semplicemente. Questi comportamenti immorali sono stati ammessi di fronte a me, al vicario generale e al Tribunale ecclesiastico solo in questi giorni».  

«La chiesa – ha aggiunto – chiede ai cristiani il rispetto dell’altro e dell’altra, crede nell’insegnamento del vangelo e in una condotta morale coerente con esso. I nostri peccati sono sempre tradimenti della nostra fede. Anche se sappiamo che il Signore è grande nella sua misericordia, non possiamo confondere il male con il bene, accettare come nostro habitat la falsità, ingannare le persone. E questo soprattutto se abbiamo un incarico dalla chiesa che ci rende in qualche misura suoi rappresentanti».  

Cipolla ha citato la scelta del celibato dei preti. «La stessa scelta del celibato è stata fatta da noi in età adulta, nel pieno possesso della nostra libertà, per servire meglio le comunità. È una scelta che non consente una doppia vita. Il comportamento di don Andrea, per altro stimato in parrocchia per le sue indicazioni pastorali e le sue riflessioni spirituali, è stato in totale contrasto con gli impegni che si è assunto con la chiesa. Ha scelto, o forse più opportunamente diciamo che si è trovato, è caduto in una situazione di non comunione con il Signore e la chiesa. Il suo stile di vita non è stato consono con gli obblighi di un prete. Il contrasto tra lo stato clericale e lo stile di vita è così grave e profondo da rendere don Andrea non idoneo a esercitare il ministero. La sua stessa figura è stata così compromessa da non poter essere presentato a un’altra comunità, anche in presenza di un sincero pentimento».  

«Per questi motivi – ha annunciato il vescovo di Padova – vi comunico che per don Andrea abbiamo aperto la procedura per la sospensione a divinis in attesa di approfondire i termini che possano portare alla dimissione dallo stato clericale».  

Un discorso diverso è quello riguardante l’altro prete coinvolto ma non indagato, don Roberto Cavazzana: «Per lui non abbiamo ancora elementi sufficienti per capire come accompagnarlo a fare verità su se stesso. Mi sembra un caso comunque diverso. Non c’è riscontro né responsabilità penale – non è infatti indagato – e il suo coinvolgimento ci risulta essere stato parziale e occasionale. Comunque non accettabile per un sacerdote. La sua situazione è stata acuita oltre il reale. Su tutti questi fatti si potrebbe aprire una onesta riflessione etica, sociologica e culturale non solo riguardante la Chiesa».  

Monsignor Cipolla ha inoltre sottolineato che alla diocesi non risultano altri preti coinvolti, e ha annunciato segnalato due decisioni importanti: il potenziamento, in termini di risorse di personale, del Tribunale ecclesiastico diocesano; e la costituzione, nel giro di poche settimane, di «una commissione indipendente per l’ascolto e la raccolta di osservazioni, denunce contro comportamenti di preti, religiosi, diaconi, operatori pastorali in genere… Non si tratta di sostituirsi alla magistratura, a cui invitiamo a rivolgersi direttamente se ci si ritenga vittima di reati. Noi possiamo solo incoraggiarle e ringraziamo chiunque ci aiuti a fare trasparenza».  

La commissione, ha spiegato, avrà una durata limitata nel tempo, presumibilmente un anno, per «facilitare l’emergere veloce di eventuali problemi»; disporrà di una linea telefonica con numero esclusivo, un indirizzo email e la possibilità di appuntamenti personali (i riferimenti saranno indicati, non appena attivata, nel sito diocesano). Una possibilità che peraltro non esclude di rivolgersi direttamente al vescovo, ai vicari o al Tribunale ecclesiastico, come da prassi ordinaria. 

Monsignor Cipolla ha infine precisato quali sono state le tappe dell’inchiesta della Curia sulle accuse contro don Contin. Le prime segnalazione sono stati anonime, «nel senso che chi le portava aveva disagio a dichiararsi, ma è stato sollecitato a portare una memoria scritta. In questi casi, infatti, diventa fondamentale tutelare la riservatezza, ma anche verificare l’attendibilità e collaborare nell’assunzione di responsabilità personale di quanto si afferma». Solo successivamente «tali segnalazioni si sono “concretizzate” con un atto scritto e autografato, una a fine maggio e una a metà ottobre. Da qui è partita l’indagine previa, e dopo la deposizione al Tribunale ecclesiastico è stato consigliato da noi stessi di rivolgersi alla magistratura». Dunque è stata la stessa Curia di Padova a invitare le donne coinvolte a rivolgersi anche ai magistrati. L’indagine previa si era conclusa a dicembre proprio in concomitanza con i primi provvedimenti della magistratura. 

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